VITERBO – Parlare ai giovani per costruire un futuro migliore: è questo il concetto ripetuto negli interventi durante l’incontro di stamani in Sala Regia di Palazzo dei Priori “Il Rotary International con la scuola e per la scuola, contro la violenza di genere”, parlando soprattutto agli studenti, una folta rappresentanza dall’Itis Da Vinci e dai Licei Ruffini e Buratti.
L’incontro organizzato dal Rotary Club Viterbo e patrocinato dal Comune di Viterbo, fortemente voluto dalla socia Rosita Ponticiello e dal presidente Lamberto Scorzino, si inserisce nel progetto distrettuale “Il Rotary a scuola contro la violenza di genere” ideato dall’avvocato Massimiliano Santaiti, tra i fondatori del Club Roma Circo Massimo.
L’incontro si è aperto con le parole dell’avvocatessa Ponticiello: “Cercheremo di mostrare quello che il Rotary fa da sempre, sensibilizzare su argomenti importanti come la violenza di genere. Con i preziosi interventi andremo ad approfondire le varie tematiche”, seguita dal presidente Scorzino che ha ricordato il dramma della violenza: “In una ricerca realizzata dall’Università della Tuscia si evidenziano numeri che fanno rabbrividire. La tematica di genere è molto importante, anche nelle parole, pensate solo il senso di termini quali cortigiano o cortigiana e quanto sia diverso il significato che viene attribuito. Dobbiamo essere molto attenti, specie voi ragazzi, creiamo insieme il futuro che vogliamo, per il rispetto di tutti”.
Ogni intervento ha puntato dritto al cuore del problema: trasmettere ai ragazzi le giuste informazioni per evitare di essere i violenti di domani e soprattutto individuare situazioni di disagio, magari in classe o nella compagnia, per aiutare chi si trova in difficoltà e non ha il coraggio di dirlo.
Per il vice prefetto Fabio Vincenzo Geraci “E’ bello parlare ai ragazzi per evidenziare i rapporti e i ruoli tra uomo e donna. La scuola, accanto alla famiglia, ha un ruolo fondamentale sull’educazione; bisogna far passare il messaggio che la sopraffazione è una vigliaccheria”.
Prevenzione e futuro anche per la Asl, rappresentata da Nicoletta Salvatori, che ha ricordato lo sportello al pronto soccorso di Belcolle ma anche le tante possibilità sparse nel territorio: “In caso di problemi ci si può rivolgere a tutti i consultori e c’è anche un numero attivo ogni giorno. Il nostro fine ultimo è creare un progetto personalizzato per le donne che subiscono abusi, rispettando i loro tempi”.
Per l’amministrazione presente l’assessore Notaristefano, che ha portato i saluti del sindaco Frontini, e la consigliera Rosanna Giliberto, delegata all’educazione e ai rapporti con le scuole, che ha aggiunto: “Cogliete questa giornata come opportunità di serio confronto e voi ragazzi chiedete, perché siete protagonisti. Le distanze degli ultimi anni hanno imposto tanta voglia di stare insieme ed ora è il momento di fare quadrato, con famiglia, scuola, enti locali e terzo settore”.
Importanza dei giovani anche per Lorenzo Lepri (comitato pari opportunità ordine avvocati Viterbo): “Importante un incontro che si rivolge alla generazione di domani, è necessaria consapevolezza perché non c’è prevenzione senza conoscenza. Solo voi potete essere parte fattiva per prevenire questo tipo di violenze”.
Equità ed equilibrio per il presidente Rotaract Viterbo, Matteo D’Angelo, che salutando i ragazzi ha provocatoriamente esteso la violenza ad entrambi i generi: “Siamo uguali ma diversi ed è necessaria pari opportunità e rispetto reciproco, i casi di violenza sono per la maggioranza su donne ma succede anche a qualche uomo, è qui che entra in gioco la morale”.
Terminati gli interventi istituzionali è stato il momento dei relatori, con due distinti tavoli, il primo legato alle forze in campo a difesa delle vittime, il secondo dedicato soprattutto ad enti e associazioni.
L’avvocato Santaiti ha raccontato la nascita del progetto distrettuale: “Per la storia di Chiara Insidioso, finita in stato vegetativo per le violenze subite dal fidanzato, che le ha dato calci in testa con le scarpe da muratore. Lei è diventata un simbolo, tifosa laziale, è sempre ricordata allo stadio, ed ha avuto giustizia in tribunale che ha inflitto a lui una condanna di 20 anni ma i casi sono ovunque, uno lo sto seguendo proprio qui a Viterbo. La vittima è quasi sempre la donna – aggiunge – in quanto tale, esiste anche l’uomo ma non è la stessa cosa sia per numeri che potenza. Spesso i figli non reagiscono ed è qui che dovete essere forti, con la denuncia si salvano entrambi. Spero presto di portare la storia di Chiara e realizzare qui la simulazione di processo fatto ad esempio a Tor Bella Monaca, dove abbiamo creato un’assise con i bulli a fare le vittime e viceversa. Il progetto si conclude con le lettere sul caso scritte dai ragazzi e spesso, tra le righe, abbiamo ritrovato denunce di situazioni di violenza”.
Da avvocato a pubblico ministero, da chi difende la vittima a chi accusa il violento: “Mi sono sempre occupata di violenza di genere e ho visto la normativa evolversi – ha precisato Chiara Capezzuto, sostituto procuratore della Procura di Viterbo – con l’arrivo del codice ro
sso che ha esteso anche allo stalking, che tutela con l’arrivo delle misure urgenti. Lo scopo è agevolare la vittima durante il procedimento, rendendo più adatto l’ambiente, sia per i minori che per le donne, ad esempio con il supporto psicologico o evitando contatti con il carnefice. Chiedere giustizia è uno degli strumenti che abbiamo e c’è una rete molto solida a disposizione” ha concluso invitando ancora i ragazzi a denunciare se notano casi, parole raccolte da Rosita Ponticiello che ha aggiunto come i giovani debbano essere parte attiva, specie in famiglia, perché parlando possono recuperare madre e padre, entrambi da aiutare, chi a non subire e chi a non infliggere più violenza, non certo il loro rapporto ma sicuramente le persone.
Prima del processo intervengono le forze dell’ordine, la cui testimonianza è stata portata da Massimo Friano, comandante provinciale Carabinieri, e Amelia Priaro, dirigente della divisione polizia anticrimine Questura di Viterbo.
Per il colonnello Friano parlare ai ragazzi è un’occasione straordinaria: “Non certo per dare nozioni bensì ascoltando. Si parte dai piccoli gesti, come il bullismo, dovete reclamare ogni giorno la vostra diversità e il vostro pensiero. Uscendo da qui pensate tutti come non dare un domani notizie che finiscono nella cronaca. In provincia di Viterbo abbiamo 56 caserme, è questo lo sportello sempre aperto, se c’è qualcuno che vive nella zona grigia citofonate. Siete le nostre sentinelle di legalità”. Ancora più decisa Amelia Priaro, in qualità di donna, mamma e poliziotta, che ha spiegato la spirale della violenza: “Sono tre stadi che dovete riconoscere: si inizia con l’intimidazione e l’isolamento da amici e famiglia, che genera paura ed imbriglia. Il secondo è la violenza, prima psicologica ed economica, poi sessuale e fisica. Il terzo stadio è la riappacificazione, magari con vacanza che illude la vittima ma finisce sempre peggio. È questa la spirale che tende sempre ad aumentare la reazione nel tempo”.
In conclusione l’impatto della violenza di genere sulla città e le sue istituzioni, con l’ultimo tavolo di relazioni, partendo da Ermelinda Morini, coordinatrice assistenti sociali Asl Viterbo, che ha ricordato l’importanza di tutelare le vittime attraverso la sinergia con l’amministrazione comunale e le associazioni: “La donna è la protagonista della brochure ‘Non aver paura’ che abbiamo portato oggi, dove è indicato il percorso da seguire e tutti i numeri necessari, perché è giusto tendere una mano per la donna che subisce violenza”. Con l’occasione è stato anche ricordato lo sportello Spazio giovani e i consultori a loro disposizione.
Per il Comune è intervenuto Pierangelo Conti, coordinatore assistenti sociali: “L’assessorato è a vostra disposizione, purtroppo i numeri parlano chiaro, a titolo statistico in un gruppo di giovani come quello presente qui oggi ci sarà sempre chi abuserà e chi sarà vittima. Voi potete cambiare le cose perché potete aiutare chi rischia, come non deve vincere la gelosia, nessuno deve imporre per amore”.
Dopo i saluti iniziali è tornata ad intervenire Patrizia Notaristefano, assessore politiche sociali comune Viterbo, che ha anche annunciato il prossimo appuntamento per i ragazzi: “Nelle relazioni precedenti è uscito spesso il tema del rispetto, dobbiamo partire da questo, noi come amministrazione abbiamo l’impegno di essere vicini ai cittadini. Il 25, 26 e 27 maggio parte un progetto sull’educazione emotiva, per cominciare sin da piccoli a conoscere le nozioni che abbiamo dentro e non riusciamo a canalizzare nel modo migliore e da grandi rischiano di sfociare in comportamenti scorretti”.
Dall’assessore in carica all’ex assessore, Antonella Sberna, consigliere comunale: “Abbiamo parlato molto ma qualcosa sicuramente vi portate a casa, acquisendo strumenti per diventare cittadini migliori. La violenza di genere esiste e le persone che vi hanno parlato lo hanno dimostrato. Vi porto i saluti dell’onorevole Rotelli e del consigliere regionale Sabatini e lo faccio perché è giusto che tutti si impegnino sul tema, ad ogni livello, come stanno facendo con il ministro Roccella che sta studiando la normativa senza stravolgerla, solo per portare miglioramenti. Quanto vi abbiamo raccontato oggi può migliorare la vostra vita e di chi vi sta intorno, costruendo una società migliore”.
Infine Marta Nori, presidente associazione Kyanos che gestisce il centro antiviolenza di via della Pettinara (piazza della Rocca), che ha coinvolto i ragazzi proprio sul senso stesso del centro, ottenendo la risposta corretta di uno degli studenti in sala: “Aiuto alle vittime e protezione alle donne, è questo il concetto giusto e ricordo che parliamo in pieno anonimato, rispettando i tempi delle donne e dando un luogo protetto. Dal 2021 abbiamo preso in carico 295 donne e il nostro lavoro è stare a loro vicino. Ricordo che abbiamo un numero aperto H24 (347.8822124)”.
L’intensa giornata, si è conclusa con la consegna dei gagliardetti Rotary a tutti gli intervenuti e dei diplomi per i ragazzi presenti, per mano dei propri docenti, ringraziati per aver scelto di partecipare.