VITERBO – Un convegno interessante al quale hanno assistito numerosi avvocati iscritti all’Ordine di Viterbo, ma anche tanti rotariani e studenti: tutti hanno espresso il loro apprezzamento per l’illustrazione di un tema tanto complesso quanto attuale come quello del “Testamento dell’anziano fragile”, affidato alle scorrevoli e lineari parole del notaio Ermanno Cammarano di Viterbo.
Ad accogliere i presenti all’incontro organizzato dal Rotary Club di Viterbo è stato il presidente Angelo Landi che, dopo aver portato i saluti del prof. Ubertini, Rettore dell’Università degli Studi di Viterbo – che ha patrocinato l’evento – ha aggiunto: “Una giornata interessante che nasce in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia e l’Ordine degli Avvocati di Viterbo. In questo modo vogliamo far comprendere lo spirito rotariano, un movimento internazionale nato per contribuire al benessere di chi ci sta intorno. Oggi parleremo di un argomento che riguarda tutti noi, perché l’età media sta aumentando e troveremo sempre più anziani fragili che necessitano di tutela”.
Considerazioni condivise dal presidente e avvocato Luigi Sini, che ha aggiunto: “La tematica è di stretta attualità e anche l’avvocatura ha necessità di anticipare i tempi, trovando soluzioni in tempo utile e provando, anche in un’ottica antiprocessuale, ad evitare controversie per garantire ai cittadini una vita più serena”.
Il notaio Ermanno Cammarano, socio e consigliere del Rotary Club di Viterbo, ha avviato l’esposizione raccontando la storia del testamento dal tempo del diritto romano e transitando per il periodo medievale e dei codici preunitari, per giungere al momento in cui è stato per la prima volta normato nel primo codice civile dell’Italia unita del 1865 con una formulazione non troppo diversa da quella dell’attuale codice civile del 1942.
“Sappiamo che è possibile redigerlo a partire dai 18 anni di età e finché si conservi la propria capacità di intendere e di volere.
In caso di testamento pubblico, questa è una valutazione che coinvolge anche il notaio, che potrà apprezzare le capacità di analisi, di ragionamento e di memoria del soggetto intenzionato a redigerlo – ha ricordato -. Questo non vuol dire che debba necessariamente essere “equo”: il testamento pone talvolta di fronte ad un bivio ed è necessaria autodeterminazione, dopo che il testatore abbia pienamente compreso la composizione dei beni che fanno parte del proprio patrimonio ed il novero dei soggetti cui intende assegnarli in eredità”.
In caso di età avanzata si pone il problema dell’anziano fragile, ovvero dell’anziano che, in considerazione delle patologie croniche dalle quali può essere afflitto e della conseguente situazione di non autosufficienza nella quale si trova – suo malgrado – a versare, può essere facile preda di suggerimenti e blandizie che ne possano alterare l’autentica volontà testamentaria. “Al giorno d’oggi è sempre più necessario parlarne, atteso il continuo innalzamento dell’età media e la mutata condizione sociale in cui vivono gli anziani, non sempre assistiti dall’intero nucleo familiare di cui fanno parte: l’anziano si trova sempre più spesso da solo, o magari assistito da persone estranee alla compagine familiare.
Se il testamento è redatto in forma pubblica, l’intervento del notaio in veste di pubblico ufficiale e di due testimoni, arbitri imparziali delle volontà del testatore, costituisce un importante filtro di verifica in ordine alla capacità naturale del testatore stesso ed alla genuinità delle sue ultime volontà.
Diverso il discorso per il testamento olografo – ha proseguito il notaio Cammarano – che potrebbe essere redatto non solo in situazione di incapacità naturale, ma anche sotto l’influsso determinante ad opera di soggetti terzi. Le statistiche ci dicono che 4 testamenti su 5 sono in forma olografa, e a morte del testatore non è facile dimostrarne l’eventuale incapacità al momento della redazione dell’atto testamentario.
L’argomento è complesso ma attuale – aggiunge il notaio – perché se nell’800 tale questione costituiva un aspetto quasi esclusivamente teorico, ai giorni d’oggi – in virtù dell’innalzamento dell’età media della popolazione, che si attesta decisamente sopra gli ottanta anni – va affrontata con maggiore sensibilità, magari ipotizzando, in determinate condizioni, qualche forma di limitazione alla possibilità di redigere testamenti olografi.
In questo modo, seppure vi sia il rischio di limitare le forme di espressione delle ultime volontà del testatore anziano fragile, si potrebbero meglio salvaguardare le sue reali ed autentiche intenzioni, ponendolo al riparo dal rischio di esprimere le sue ultime volontà in maniera difforme rispetto a quanto egli stesso avrebbe voluto.
Si tratta, in altri termini, di individuare il più adeguato bilanciamento tra le contrapposte esigenze di conservazione dell’autonomia del testatore e di tutela delle sue reali volontà”.
Un incontro che ha soddisfatto il presidente Landi, che ha concluso i lavori ringraziando il presidente dell’ordine degli avvocati, tutti i presenti ed il relatore stesso, il quale ha chiosato: “Con questo convegno abbiamo voluto mettere un mattoncino e non fornire soluzioni certe ad una problematica tuttora aperta: chiediamo di prendere per mano gli anziani fragili, come hanno fatto quando eravamo noi, da piccoli, ad avere bisogno di loro”.