Antonello Ricci racconta “Rosina” ai rotariani, che accolgono il nuovo socio Andrea Genovese

VITERBO – Incontrarsi periodicamente per un “caminetto” è tradizione rotariana, un modo per discutere e condividere pensieri su un determinato argomento. Qualche volta l’incontro si vive in modo conviviale, specie quando si parla di qualcosa di importante come Santa Rosa.

Infatti, giovedì sera, i soci del Rotay Club Viterbo hanno rafforzato il rapporto con la patrona, dopo aver contribuito all’organizzazione di Macchine di Pace che approderà in Terra Santa, ascoltando la sua storia nel racconto di Antonello Ricci, narratore di comunità e fine dicitore di tradizioni cittadine.

Con l’occasione è stata ospite la dottoressa Franca Marinelli, giudice, ed è stato accolto ufficialmente il nuovo socio Andrea Genovese, nella tradizionale cerimonia della spilletta.

Prima della parte ufficiale, è stato il momento proposto dal coinvolgente Antonello, sempre capace di catalizzare l’attenzione sull’argomento trattato. Di Rosina, da laico, ha subito ricordato quanto ad un viterbese faccia palpitare il cuore: “Una bambina che apparteneva ad una classe sociale destinata a non lasciare il segno, e che solo grazie al suo carisma arrivò a destare i sogni di un Papa”.

Consiglia la lettura de “La vita prima”, custodito dal Centro studi Santa Rosa; “Un documento coevo della sua stessa epoca, scritto quasi sicuramente da mano femminile, forse da mamma Caterina – ha proseguito – che riporta una frase per me magica ‘E la neve continuava a cadere’. Parla del momento dell’esilio imposto dai ghibellini verso Vitorchiano e Soriano, imposto ad una ragazzetta malata, che la costringe a visioni di anime morte molto prima della sua esistenza e, guardando al futuro, profetizza la morte di Federico II. Rosa resiste, torna e vive la presenza di altre mitiche donne cittadine, la Bella Galiana e donna Sira, a cui chiede come vestirsi con i segni del francescanesimo, pur non facendone parte. Questa è Rosina, appartiene al Medioevo, mentre noi la ricordiamo più per la Macchina di Santa Rosa, che è un’istituzione barocca, un baldacchino. Voglio pensarla così, come la onorano in Sud America, dove ha molti devoti e santuari, una santa bambina che parla con l’aldilà ed è diventata un simbolo”.

Una lezione che ha incantato i soci, lieti di ricordare la figura dell’amata Rosina, che in questo momento sarebbe utile anche per il messaggio di pace che la terra necessita.

Al termine la cerimonia ufficiale di ingresso del socio Andrea Genovese, presentato da Alessandro Bruni, che ne ha descritto il curriculum: avvocato, consulente di società, docente universitario ordinario all’Università della Tuscia, dove è anche delegato dal Rettore nel delicato ruolo del diritto allo studio, relatore convegni e autore di numerose pubblicazioni, sposato e padre di tre figli.

Accolto con le parole del presidente Lamberto Scorzino: “Il nostro motto è servire al di sopra di ogni interesse personale, ci auguriamo che questa nuova amicizia possa aiutare a trasformare i nostri ideali in azioni”, l’avvocato Genovese, sensibilmente emozionato, ha pronunciato il giuramento, entrando a far parte del Rotary Club Viterbo.